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Articolo pubblicato da "L'Eco di Bergamo", il 29/07/08

25 luglio 1943: il Re e la “sfiducia” a Mussolini

In questi giorni ricorre il 65° anniversario del voto di sfiducia a Mussolini da parte del Gran Consiglio del Fascismo. Per amor di verità storica, desidero ricordare che la visita di Mussolini a Re Vittorio Emanuele III del 25 luglio 1943 rientrava nella normale prassi politica e istituzionale di quel tempo. Nessun sotterfugio, dunque, né alcuna macchinazione nell’appuntamento fra il duce ed il Re. Il Re ricevette da solo il capo del governo, mentre il Gen. Puntoni, aiutante di campo del Sovrano, attendeva in una sala attigua. Mussolini tentò di minimizzare, ma il Re gli fece constatare la valenza politica del voto.

Fu il duce a concludere che non gli rimaneva che dare le dimissioni. Il Re dichiarò di accettarle. Mussolini si rendeva perfettamente conto dei pericoli che correva. Nella riunione del Gran Consiglio affermò: “So benissimo d’essere in questo momento l’uomo più odiato d’Italia, il che non mi meraviglia perché è perfettamente logico”. Il Re garantì a Mussolini che sarebbe stato accompagnato segretamente e sotto scorta in un luogo appartato, in modo tale da ridurre al minimo i rischi che la sua persona correva. La barbara uccisione di Mussolini e di Claretta Petacci avrebbe dimostrato la fondatezza dei timori del Re.

Mussolini ringraziò il 26-07-1943, con lettera di pugno indirizzata al Maresciallo Badoglio. Lo narra lui stesso, nel suo libro “Storia di un anno”, supplemento al Corriere della Sera n. 190 del 9 Agosto 1944. Il duce fu fatto salire a bordo di un’ambulanza, che uscì dai giardini della dimora reale da un cancello secondario, per passare inosservata.

In sintesi, il Re sfruttò appieno la prima occasione costituzionalmente valida per esautorare Mussolini, ma nonostante i tanti anni d’attrito con il duce lo trattò con umanità e, fino a quando non fu “liberato” dai paracadutisti tedeschi, al capo del fascismo non fu torto un capello. Le accuse al Re d’aver arrestato con l’inganno Mussolini sono del tutto infondate ed è significativo che provengano non solo dai nostalgici del fascismo ma anche, ipocritamente, dalla parte politica di chi, appena ne ebbe la possibilità, catturò ed uccise barbaramente Mussolini e Claretta Petacci.

Alberto Casirati
 
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