|
Lettera pubblicata il 31 ottobre 2004 da "La Stampa" e da "Gazzetta di Mantova"
I Caduti dell'Armir tornano a casa
Egregio Direttore,
Sono 577 urne: i resti di 577 ragazzi e uomini che partirono verso il fronte russo, durante la seconda guerra mondiale, e caddero combattendo per l'Italia. Questa è l'unica cosa che conta e per questo li ricordiamo.
E' passato troppo tempo dalla conclusione di quella guerra. Troppi anni prima del loro rientro.
Meritavano qualcosa di più. Eppure, ad attenderli al Tempio Ossario di Cargnacco (UD), dove sono sepolti i caduti sul fronte russo, era previsto solo un senatore. E' vero: le salme sono state recuperate grazie agli sforzi di "Onorcaduti", il commissariato per le onoranze ai Caduti in guerra. Ma non è stato programmato alcun evento ufficiale di rilievo per ricordarli, nessuna manifestazione degna del sacrificio di chi, lasciando i propri affetti, vestì la divisa italiana per fare il suo dovere: "Bad or good, it's my country", dicono gli inglesi.
E suona un po' ironico il fatto che solo in Russia, da parte degli ex nemici, quelle salme abbiano ricevuto gli onori militari, nel corso di una cerimonia solenne, che supera le antiche divisioni in nome dell'onore conquistato sul campo con il sacrificio.
Noi li ricordiamo con commozione, perché seppero servire la Patria fino in fondo, con il sacrificio della vita.
E di fronte a questo sacrificio nessun distinguo, ideologico, politico o d'altra natura, può reggere.
Pregandola di pubblicare questa mia, la saluto cordialmente.
Dr. Alberto Casirati
Presidente
Tricolore - associazione culturale |
|
