8 settembre 1943 - Gli ordini c´erano
A Re Vittorio Emanuele III viene spesso rivolta l´accusa di aver lasciato l´esercito senza ordini alla data dell´armistizio. Ma le cose andarono diversamente. Una premessa: in ogni Monarchia Costituzionale (e in ogni Repubblica) il Capo dello Stato, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene nell´azione di comando. È evidente che il comando delle forze armate deve essere affidato agli ufficiali di carriera.
È anche evidente che, per l´alleanza stipulata nel 1939, l´Italia non potesse voltare i cannoni in faccia ai tedeschi per il solo fatto di aver chiesto l'armistizio agli anglo-americani. Quando venne compilato il proclama che Badoglio lesse alla radio la sera dell´8 Settembre 1943, ci si rese conto che non si poteva ordinare di attaccare i tedeschi.
Bisognava invece impartire ordini per il caso in cui i tedeschi avessero attaccato per primi. Ecco dunque il significato della frase chiave di quel proclama: «Le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza».
Gli attacchi a unità italiane cominciarono la notte dell´8 settembre. Ma l´ordine di resistere ai tedeschi era già stato impartito con il Foglio 111 CT di metà agosto. Fu infine confermato sia dal telegramma 24202, indirizzato a tutti i comandi periferici alle ore 2 del 9 settembre, sia dall´ordine impartito dal Comando generale di Brindisi l´11 settembre.
Gli ordini, perciò, c´erano e infatti furono eseguiti eroicamente in moltissimi casi.
Ma vi fu chi preferì non eseguirli. E per giustificarsi inventò la favola della loro mancanza.
Alberto Casirati